lunedì 21 aprile 2014

Accordi di vita ! una voce fuori dal coro.INTERVISTA A MARCIO RANGEL

I Pensieri di Marcio Rangel!


Marcio Rangel, porta con sé tutta l’energia afrobrasiliana nel fondere tradizione e innovazione musicale; le melodie che propone, seppure complesse, catturano l’ascoltatore sin dalle prime note!
Non si può rimanere indifferenti quando è la libertà creativa a muovere i passi sul pentagramma.
Andiamo, quindi, alla scoperta di un musicista che ha molto da dire ai suoi fan, come al pubblico che deve ancora conoscerlo!


Quali sono stai i musicisti che ti hanno guidato nel tuo percorso creativo?
Non ho delle preferenze, amo la musica in generale; devo dirti che a differenza del classico artista brasiliano, non ho iniziato con lo studio della samba o della bossa nova, ma con il “Punk”!

Perché quando sei bambino sono le cose che impari subito, hai poche note da suonare.


A che età hai iniziato..

A sedici anni


..tardi!

Si un po’ tardi, però quando hai il “dono” che ti sfiora… (ridiamo). All’ inizio era faticoso provare delle armonie complesse, poi con lo studio degli artisti brasiliani tra cui Baden Powell, il chitarrista che amo di più, sono migliorato. Credo che lui sia stato il mio punto di riferimento, è stato un vero “Sperimentatore”, fondendo i ritmi afro, il jazz, la samba, ecc.; anche Villa Lobos, Hermeto Pascoal.

Cantautori e strumentisti direi Toninho Horta, Tom Jobim,Chico Buarque, Joao Gilberto,Joao Pernambuco,Raphael Rabello,Rosinha De Valença...

Sono tantissimi ma questi sono quelli che mi hanno attirato e fatto amare musica e il jazz, anche se ho ascoltato anche altri generi.



Quali sono state, quindi, le influenze che hai ricevuto dagli altri generi musicali..

Ho appreso molto ascoltando anche chitarristi Jazz, rock e flamenco come: Jimmy Hendrix, Wes Montgomery,Ritchie Blackmore,Paco De Lucia, Montoya, Mark Knopfler; tutti quelli che hanno un “suono proprio”; credo sia importante nella musica avere un proprio suono, una propria identità.

Ci sono migliaia di artisti bravi, ma sono bravi e basta. Sono sempre stato attratto da artisti che avessero identità propria; la tecnica è importante ma non basta da sola nella musica.

L’importante è quando sei sul palco ciò che hai dentro venga fuori; è qualcosa che non puoi programmare, come ciò che riesce a trasmettere Carlos Santana.
Per me Santana è Santana, ne puoi parlare bene o male ma lo riconosci!
Ma anche Grant Green, tra i miei preferiti nel jazz,(la sua poesia, il suo timbro,l'anima e la ritmica inconfondibile ...swing!!

Green è stato sottovalutato molto, a mio parere, non ha ottenuto i riconoscimenti che avrebbe meritato, o Django Reinhardt”.
Lui con due dita faceva cose che io con dieci non riesco a fare, realizzando il tutto in maniera naturale.



Il fatto che tu abbia citato Grant Green, mi “esalta” sono un suo fan; ho la sua discografia completa!
Hai parlato di avere una particolarità nel modo di suonare, e tu sei particolare; spiegaci il tuo modo….

Nella nostra arte è fondamentale il proprio carattere, in quanto rappresenta la base su cui forgiare una propria personalità musicale.
Quando ho iniziato gli studi al conservatorio, io sono mancino, c’era un maestro di musica che voleva costringermi a suonare con la destra, in quanto non sapeva come insegnare ad un mancino!
Allora dissi: “Va bene, vado al conservatorio ad imparare: il solfeggio ,la teoria, la storia musicale..ma la pratica la faccio da solo!”.

Questa è stata la mia fortuna, perché quando sei piccolo e impari, non hai cognizione di quanto sia importante ciò che sei riuscito a fare; quella è stata una decisione fondamentale per la mia carriera futura.
Inoltre, mio padre aveva un amico: Joao De Deus, mancino come me; infatti, non c’erano dei libri o riferimenti che potessero aiutare i mancini nell’apprendimento delle basi o degli arpeggi.
il primo incontro con lui fu davvero particolare, in quanto vedere un musicista che suonava come me era una cosa “strana”.

Consideravo naturale vedere le persone destre, ma i mancini erano, ieri come oggi, delle rarità!
Neanche lui, però, era in grado di spiegarmi la sua tecnica; suonava, infatti, con sole due dita; iniziai allora a domandarmi, perché dovessi continuare in quel modo pur avendone cinque a disposizione!

Quindi, mi sono impegnato per tre anni nel riuscire a trovare una tecnica di posizionamento delle dita che mi permettesse di suonare come le persone che usano la destra!
Ho sintetizzato la tecnica, partendo dall’inversione del posizionamento delle dita e cercando poi di arricchire i suoni che producevo.



..allora tu avverti l’esecuzione musicale in modo diverso da un destro.

Si in tutto: nella sonorità, nel timbro e nella forza esecutiva! E anche nel modo di fare gli accordi; gli accordi “mancini” i destri non possono farli.



..ecco l’uso della mano destra che ruolo occupa allora..
Devi sapere che ogni mancino ha una “sua” tecnica come quella di Elizabeth Cotten (chitarrista statunitense degli anni ’50) che usava solo il pollice e l’indice.
In Brasile Joao Pernambuco usava pollice, indice e medio. Se suoni al contrario, come per noi mancini, hai delle possibilità “pianistiche”, perché hai delle estensioni maggiori; ma anche dei ceppi armonici diversi.

Un destro non può avvalersi di tali migliorie; non per mancanza di bravura, ma esclusivamente per una questione tecnica.
L’anno scorso ho suonato al Festiva di Forlì prima di Bireli Lagrene (che considero uno dei migliori chitarristi jazz manouche), alla fine della serata è venuto a chiedermi che chitarra usavo...


Il feeling del vostro trio (con Boltro e Tucci) prima o poi vi porterà ad entrare in studio?



Sicuramente, vedi la musica non è soltanto: ok sono bravo, leggo lo spartito e suono! Ma anche avere feeling con le persone con cui suoni , di energia positiva, un mix di tante cose!

Più c’è scambio di energia, tra chi suona insieme e più la musica fluisce creando una sinergia musicale che viene fuori naturalmente; senza programmazione.

Il bello dell’arte è questo, non si può programmare è solo ispirazione e libertà!

Quando inizi a programmare: metto questa nota, sposto un accordo, ecc. non va bene; certamente ci sono gli artisti metodici che possono ottenere ottimi risultati, i “matematici” , ma io seguo il mio percorso intriso della libertà “nera” e di “respiro”!

Noi brasiliani abbiamo influenze dagli indios, dalla musica nera; abbiamo questa “spontaneità” artistica proveniente dall’Africa; se non avessimo avuto questa cultura, il Brasile non sarebbe esistito! Il Brasile non è solo bossa, anche se, bisogna riconoscere che la bossa ha creato un movimento culturale, che si è imposto mondialmente.



I tuoi sogni come musicista: cosa vorresti raggiungere, con chi vorresti suonare..

Devo dirti che non ho dei “miti”; rispetto tantissimi artisti, questo si!
Penso che per un artista avere come punto di riferimento “un mito”, non sia positivo perché alla fine la sua presenza ti impedisce di crescere.
Le tue paure restano dentro; inizi a pensare: “Lui è troppo bravo! Non riuscirò mai a suonare come Lui!”.
Io, ti ripeto, ho rispetto che è diverso da avere un mito.

Nel futuro, spero, come è sucesso con Flavio (Boltro) e altri, di riuscire a trovare degli artisti con cui continuare ad avere sinergia e quindi "continuare" a suonare le mie composizioni; i nomi non importano.
E di avere sempre l’ispirazione e illuminazione per perseguire il mio percorso creativo.


Grazie Marcio per la tua disponibilità!

Grazie a voi ragazzi!

 By Jazzly Duo
Postato Yesterday da jezzato
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